Il poeta Dante Alighieri era di Destra?

“Dante Alighieri era di Destra”, questo è ciò che il ministro della Cultura Sangiuliano ha affermato: “l’autore della Divina Commedia è stato il fondatore del pensiero di destra nel nostro Paese”. Nulla di nuovo. Era già accaduto nel Ventennio.

Come ricorda giustamente in un tweet il direttore di Oggi Carlo Verdelli «i fascisti del Ventennio, nella loro scenografia di cartapesta, Dante lo avevano già arruolato: precursore del Duce. Proprio vero che la Storia si ripete: la prima volta come farsa, la seconda pure».

Dante Alighieri era di Destra?

Dante mostrato in abiti neri a ricordare il ventennio italiano degli anni '30.
Dante in linea col ventennio

Ne scrisse in un articolo Nicolò Crisafi, che insegna letteratura italiana all’Università di Cambridge.

«Dante era a un divario: da una parte era stato il simbolo dell’idealismo, delle speranze, e delle ansie risorgimentali per una patria da creare; dall’altra era diventato lo strumento retorico dello Stato liberale che l’aveva incarnata tradendone le aspettative più alte. Fu – scrive Crisafi –  tra queste delusioni e polemiche che il fascismo mise mano a Dante.

Nel momento in cui si impadronì del potere, lo Stato fascista non si fece problemi a sfruttare il nazionalismo del Dante risorgimentale epurandone però con cura il lato vulnerabile e oppresso e facendone invece a sua volta uno strumento per opprimere, confinare, esiliare, ed arrestare. 

Lo studioso marxista Edoardo Sanguineti scrisse che Dante era un po’ reazionario, forse perché credeva nella Chiesa cattolica, nella spiritualità e negli ultimi decenni il “cristianesimo” è stato più difeso dalla destra che dalla sinistra.

Se a questo pensa il neo ministro Sangiuliano non ha tutti torti, anche se il comunista Tullio De Mauro, ministro dell’Istruzione (linguista e amico di Asor Rosa con cui diresse il Dipartimento di filologia e linguistica a La Sapienza di Roma) disse nel 2001 che il vangelo doveva essere materia di studio in lettere e non nell’ora di religione, in quanto il cristianesimo è un elemento fondante e identitario della nostra cultura europea.

Per questo si fatica a classificare Dante Alighieri di “Destra”, il quale fu anche un feroce critico verso quel capitalismo nascente, fatto di banchieri e mercanti. In tal senso fu “visionario” di quello che sarebbe accaduto in particolare dopo il 1492 e il 1999 e difensore della “bona vita” e di valori cristiani e spirituali (oggi poco di moda) e criticò il “progresso”.

Dante Alighieri

Oggi sarebbe in buona compagnia perché molti autori (tra cui Panikkar) considerano il “progresso” un mito del novecento che oggi mostra tutti i suoi limiti nella distruzione della Natura, cioè il ramo su cui siamo seduti. La favola del “progresso” si è trasformata in quella della crescita infinita, che, in realtà, l’unica cosa che sa far crescere è il denaro. Tutto il resto cala: dalle relazioni umane, alla qualità della vita, all’armonia che avevamo nella comunità e con la natura e le altre specie sulla Terra.

Dante (come altri mistici) lo intuì (allora c’era ancora l’intuizione come senso che la tecnologia ha distrutto) e ci avvertì che saremmo entrati nella “selva oscura 2.0”, e quindi non è un caso che nell’Inferno non ci fosse la Natura. Non penso che la sua profonda spiritualità avrebbe apprezzato un cambiamento con modalità violente, piuttosto si sarebbe ispirato alla non violenza di Gandhi o Capitini, ma certo era un radicale come Gesù, che rovesciò i banchi dei mercanti nel tempio.

Alessandro Barbero, noto storico e scrittore italiano, in questo episodio Podcast discute la figura di Dante aiutandoci a capirne l’ideologia. Egli sostiene che Dante fosse un uomo del suo tempo, che viveva in un’epoca di grandi cambiamenti sociali ed economici. Era profondamente legato alla sua città, Firenze, e alla sua famiglia, e questo ha influito sulle sue idee politiche.




In conclusione, Dante Alighieri è stato un uomo del suo tempo, ma non è corretto considerarlo fascista al giorno d’oggi. La sua opera è un insieme di valori e di ideali che non possono essere associati all’ideologia fascista. Alessandro Barbero ci aiuta a comprendere meglio questa complessa figura storica e letteraria.


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